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La campionatura nella produzione di abbigliamento

12 marzo 2015 By Apparel Network

La campionatura ha un valore notevole nel processo di produzione. Da questo processo viene realizzato il modello di serie per l’eventuale produzione di massa, e fornisce al designer informazioni fondamentali sulle capacità del produttore permettendogli di valutare se quest’ultimo sarà in grado di soddisfare esigenze di qualità e tempistica.

La campionatura, più di qualsiasi altra fase della produzione richiede una tempistica precisa e puntuale. Ogni produttore dovrebbe essere in grado di fornire una cronologia precisa per tutta la fase di campionatura. Per esempio, Apparel Network fornisce prototipi entro 15-20 giorni dalla spedizione del progetto alla fabbrica.

Esaminiamo più in dettaglio le varie fasi della campionatura.

Sviluppo del Design

Nella prima fase del processo di campionatura, a volte chiamato sviluppo del design, designer e produttore passano al setaccio tutti i modelli per permettere al produttore di farsi un’idea precisa di ciò che dev’essere prodotto e delle qualità che deve avere.

Prototipi

Il primo campione fisico che viene prodotto si chiama prototipo. E’ sulla qualità del prototipo che il designer deciderà se procedere o meno con il produttore e affidargli la produzione di massa. Ciò non significa che il prototipo ha lo stesso aspetto di quello che avrà il prodotto finale, tutt’altro. I prototipi sono versioni rudimentari, e semplificati dell’indumento. Lo scopo è quello di esaminare lo stile del design assieme alle sue misure, e la sua costruzione.

Campioni Pre-Produzione

Dopo che il dipartimento addetto alla campionatura ha completato i campioni “fit” e “size set” (che servono a verificare che l’indumento si conformerà correttamente al corpo umano nelle varie taglie), un campione di pre-produzione (PPS) viene realizzato. Il campione di pre-produzione è prodotto dai sarti della linea di produzione utilizzando tutti i tessuti originali e applicando le rifiniture definitive. Il campione sarà il modello esatto dei prodotti finiti della produzione di massa.

Una volta che il designer approva il campione di pre-produzione la produzione di massa può avere inizio, ma non per questo il procedimento di campionatura è necessariamente concluso. Durante la produzione di massa alcuni pezzi possono essere estratti e spediti al designer perché’ possa verificare che la fabbrica sta seguendo le specificazioni del campione di pre-produzione. Questi campioni si chiamano TOP (top of production samples) e non tutti i designer li richiedono.

L’ultimo tipo di campione che un designer può richiedere è quello di spedizione, dove alcuni pezzi finiti e imballati e pronti per la spedizione vengono mandati al designer permettendogli di verificare la corretta applicazione delle indicazioni d’imballaggio.

Il processo di campionatura è essenziale per qualsiasi designer, in quanto gli permette di sondare diversi produttori e decidere quale fabbrica è in grado di adempiere le proprie necessità produttive.

Il Controllo di Qualità nella Produzione di Abbigliamento

27 febbraio 2015 By Apparel Network

Se c’è una cosa che abbiamo imparato in tutti i nostri anni d’esperienza, è che troppe aziende non s’informano adeguatamente sulle procedure di controllo della qualità dei prodotti non solo in fabbrica ma anche durante tutto il processo di produzione. Per produrre indumenti di alta qualità è necessario che ogni persona coinvolta nel processo di produzione mantenga una garanzia di qualità, o un piano di controllo della qualità e procedure che includano monitoraggio, analisi, ispezioni, revisioni ecc.

Vi sono una miriade di questioni che possono assillare la produzione di abbigliamento, quindi i controlli di qualità devono essere posti ad ogni fase della produzione. Domande tipiche sulle procedure includono:

Controllo dei difetti del tessuto
Controlli di qualità nelle sale taglio
Ispezione dei tessuti in pezza
Controllo di qualità “In-Process”
Sistemi di gestione della qualità

Una cosa fondamentale da ricordarsi è che operazioni di produzione su grossa scala non necessariamente garantiscono migliori garanzie di qualità. I marchi della moda americani ed europei tendono a gravitare verso produttori su grossa scala pensando che siano più organizzati ed affidabili. Tuttavia questo può essere ingannevole, perché’ contano soprattutto le procedure che utilizzano i produttori.

La produzione d’abbigliamento è un’impresa complessa rispetto, per esempio, all’elettronica o prodotti per la casa, dove le procedure interessate sono piuttosto semplici. Non ci vogliono anni per comprendere come funziona la pressofusione di alluminio, ma con i prodotti tessili la complessità aumenta in maniera esponenziale assieme ai rischi. Senza un’esperienza qualificata all’interno dell’industria, esiste un’altissima probabilità che qualcosa vada storto.

Ci vogliono un minimo di sei mesi di formazione perché’ un ispettoretessilesia adeguatamente qualificato, e almeno cinque anni tra le file per sviluppare un supervisore di produzione competente. Non esistono scorciatoie—ci vuole un occhio qualificato per garantire che problemi legati alla qualità non rovinino la merce. Difetti di cucitura (cuciture aperte, tecniche di cucitura errate, pieghe e bordi grezzi) variazioni di colore e tonalità, problemi nelle taglie, ed un ampio raggio di problemi relativi al processo (cerniere difettose, orli irregolari, bottoni allentati, pezzi irregolari, tagli irregolari) devono essere tutti individuati e corretti prima che i prodotti finiti vengano spediti al paese di destinazione.

La qualità è ciò che deriva dal valore di qualsiasi prodotto o servizio e contribuiscono in maniera determinante a stabilire un marchio e cementare la sua reputazione. Perciò un controllo di qualità solido da parte del produttore in Cina è essenziale per qualsiasi esportatore di abbigliamento.

La Cultura delle Sneaker nello Street Wear

13 febbraio 2015 By Apparel Network

Nel corso degli anni l’Urban e lo Street wear hanno subito diversi cambiamenti ed evoluzioni. In un post precedente abbiamo parlato delle origini del movimento ma abbiamo intenzionalmente tralasciato uno dei suoi elementi più rilevanti: Le sneakers. Le sneakers, in italiano, scarpe da ginnastica, meritano un articolo proprio perché rappresentano una notevole fetta di mercato, così tanto da meritare siti web e blog dedicati alla cosiddetta “Sneaker culture”.

Nei primi anni ’80 proprio mentre l’urban wear iniziava a prendere piede nella cultura popolare, il gruppo hip hop Run DMC ne diventa uno degli elementi più influenti. Il gruppo sfoggia vestiti vivaci e una sana quantità di “bling”, Run DMC calza anche le “Adidas Originals”. I membri della band erano talmente tanto fan delle Adidas che gli hanno perfino dedicato una canzone dal titolo My Adidas.

In questo periodo storico dei primi anni dell’urban wear, Adidas è indubbiamente il leader sul mercato delle sneaker, ma siamo sull’orlo di un cambiamento radicale. Per questo noi – e Nike – possiamo ringraziare “His-Airness”, Michael Jordan.

Nel frattempo nello street wear le All-Star di Chuck Taylor stanno dominando il mercato. Le All-Star nascono come scarpa low-tech per la palla canestro. Negli anni ’60 praticamente la totalità dei giocatori di basket le calza sul parquet. Anche le star del rock non sono immuni all’influenza di Chuck Taylor. In particolare possiamo ricordare i Ramones che le indossarono su tutte le copertine degli album, facendo delle scarpe un articolo essenziale per coloro i quali volevano emulare lo stile punk. Siamo anche arrivati a un punto di svolta nella storia delle sneaker poiché i giocatori di basket iniziano a preferire un altro tipo di scarpa da ginnastica tra cui un certo Michael Jordan.

Jordan è con ogni probabilità il più grande giocatore di basket di tutti i tempi. I suoi sei titoli NBA e la sua carriera leggendaria hanno cementato qualcosa in più della sua eredità come atleta. L’hanno aiutato a creare una delle più popolari, redditizie linee di sneakers di tutti i tempi: le Air Jordan. Le Air Jordan sfoggiavano colori vivaci e forti, e quando indossate dal miglior giocatore dei tempi (se non di tutti i tempi); beh, diciamo solo che non si può immaginare un marketing migliore per scarpe da ginanstica che facevano costantemente il tutto esaurito in termine di vendite, e lo fanno tutt’oggi, sia nelle versioni nuove che nelle versioni retro.

Oggi le sneakers sono una parte importantissima delle industrie dello Street e Urban Wear. Gli atleti come le star della musica continuano ad influenzare le mode e la cultura della sneaker ne è uno degli esempi più eclatanti. Basta pensare a LeBron James e Jay-Z e la loro influenza sulla moda in generale, ma anche sulle vendite nel settore più specifico delle sneaker.

Il Controllo di Difetti Comuni nei Tessuti

21 gennaio 2015 By Apparel Network

Un aspetto fondamentale nella produzione d’abbigliamento è garantire la qualità dei tessuti usati nella produzione stessa. Anche i metodi di produzione più notevoli non possono compensare possibili problemi derivati dai difetti sui tessuti. Per questo motivo è fondamentale garantire la qualità dei tessuti prima di passare alla loro lavorazione. Quando vengono utilizzati tessuti difettosi, i risultati finali sono sicuramente imperfetti e nei casi peggiori, il prodotto potrebbe risultare invendibile, il che’ è disastroso per qualsiasi marchio.

L’ispezione dei tessuti è forse il processo più importante nelle produzioni di abbigliamento, ma in molte fabbriche chi esegue i controlli presta attenzione solo al prodotto finito, senza aver ricevuto un’istruzione ad hoc che gli permetta di individuare i singoli difetti dei tessuti. Gli ispettori di tessuti di Apparel Network sono esperti nella selezione di stoffe e sono in grado di riconoscere qualsiasi difetto già in partenza, prima che inizi la lavorazione del prodotto. Così siamo in grado di assicurare ai nostri clienti un prodotto finale privo di difetti. I rotoli di tessuto vengono valutati usando una serie di sistemi diversi, il più comune dei quali si chiama “4-Point System”. Questo è un processo per verificare gli standard stabiliti dall’American Apparel and Footwear Manufacturers (AAFA).

Quali fattori possono rovinare un indumento? Questi sono solo tre delle dozzine di difetti i nostri controllori in Cina incontrano nel corso delle loro ispezioni.

Shade Variations/ Variazione di tonalità. In precedenza abbiamo affrontato il discorso riguardo ai problemi che possono sorgere con tessuti tinti. Problemi simili possono aversi con stoffe sulle quali si effettuano delle stampe, oppure quando si verificano errori di cucitura dove i diversi pezzi lavorati non sono correttamente allineati, oppure quando la stampa “salta” uno dei pezzi in questione.

Alterazioni, grinze ed intrecci si hanno quando vi è una distorsione nella costruzione dei filati utilizzati per produrre i tessuti stessi. A volte i filati in trama non sono intrecciati in maniera corretta, oppure possono percorrere tutta l’ampiezza/larghezza del tessuto, oppure due filati possono percorrere la trama simultaneamente. Questi piccoli difetti possono sfuggire all’occhio non-addestrato.

Buchi ed abrasioni si spiegano da se’. Aghi meno buoni, meccanismi “take down” troppo stretti che causano una tensione troppo elevata nei filati, la regolazione scorretta della cucitura: ci sono svariati modi in cui i tessuti possono essere danneggiati. Passando attraverso le diverse fasi della lavorazione (tintura, stampa, trattamenti ecc.), la superficie del tessuto può rompersi o indebolirsi.

L’Esportazione di Prodotti dalla Cina: ecco come funziona

9 gennaio 2015 By Apparel Network

Esportare prodotti da qualsiasi paese può comportare più di uno o due mal di testa, ed è per questo che Apparel Network include le spedizioni nel processo di produzione per i suoi clienti. L’esportazione dalla Cina può essere arduo, infatti, la maggior parte delle aziende e degli individui si rivolgono ad agenti specializzati piuttosto che affrontare la procedura da soli. Ecco una panoramica sul processo di esportazione di prodotti dalla Cina.

Chi può effettuare esportazione dalla Cina?

Chiunque può effettuare esportazioni dalla Cina previa autorizzazione, ossia la licenza di esportazione. La maggior parte delle esportazioni viene effettuata dalle State Foreign Trade Companies. Le FTC possono esportare beni prodotti da terzi oltre che acquisire beni per esportazione sul mercato domestico (cinese). Aziende e individui devono fare domanda presso il Ministero per il Commercio con l’Estero e la Cooperazione Economica (MOFTEC) per esportare prodotti. Siccome questa procedura può essere lunga e complessa in genere le aziende (e gli individui) si rivolgono ad una FTC perché’ gli faccia da agente.

Licenze di Esportazione

Ci sono vari tipi di Merce da Esportazione, elencati nel “Export Commodities Measures”, le cui esportazioni richiedono il rilascio di licenze da parte dello Stato. Sono elencate 138 categorie di merci di cui 114 richiede una licenza per l’esportazione.

Vi sono due tipi di licenze: Licenze Generali e Licenze Speciali. Licenze generali permettono alle FTC di eseguire qualsiasi transazione all’interno dell’ambito dell’attività commerciale autorizzata. I detentori di questa licenza sono autorizzati ad esportare un’ampia gamma di merci.

Licenze speciali sono valide solo per singole transazioni e sono necessarie per l’esportazione di prodotti che sono sottoposti a limitazioni da parte del MOFTEC. La lista di merci sottoposte a limitazioni da parte del MOFTEC viene aggiornata regolarmente. Le situazioni che richiedono questo tipo di licenza sono svariate ma in genere hanno a che fare con la quantità di beni da esportare. Per richiedere una licenza speciale bisogna fare domanda presso il MOFTEC. Se la domanda viene approvata la licenza è valida per sei mesi, anche se questo può cambiare in base alla data di consegna del contratto in quesitone.

Tasse/Dazi/Imposte

Imposte di esportazione vengono applicate su alcuni prodotti di risorse naturali e beni semi-lavorati. La base d’imposta è la “Duty Paying Value”, ossia la DPV, e viene calcolata in base al valore o prezzo dei beni da esportare.

N.B.: I dettagli delle normative riguardo l’importazione può variare da paese a paese.

Addio mode del 2014, ecco cosa sarà in voga per il 2015

26 dicembre 2014 By Apparel Network

L’estate sta finendo e un anno se ne va cantavano i Righeira. Benché’ non è più estate da vari mesi, l’anno sta effettivamente finendo. Come capita spesso in questo periodo, rivolgiamo uno sguardo alle mode dell’anno passato e un altro alle mode dell’anno che verrà.

La popolarità dello streetwear femminile è in crescita costante da diversi anni e il 2014 ha dato un’ulteriore conferma di questa tendenza, cementando il suo posto nel mondo della moda. Andando avanti ci si può aspettare di vedere leggings, graphic t-shirts, anfibi, e beanies. Il beanie è stato particolarmente popolare quest’anno. E’ diventato uno degli accessori essenziali, con svariate interpretazioni stilistiche, dal monocromo a loghi stampati. Qualsiasi fosse la tua preferenza, il beanie ha indubbiamente contribuito a farti sembrare più rilassato e alla moda.

Quest’anno abbiamo assistito al grande ritorno del bolero. Questa giacca corta è diventata uno degli indumenti base per qualsiasi completo, grazie anche alla sua duttilità e adattabilità’ a svariati stili di abbigliamento. Anche per il prossimo anno possiamo aspettarci di continuare a vedere un’invasione di boleri, indossati sopra vestitini, tuniche e t-shirt.

Nel reparto uomo continueremo ad assistere all’onnipresenza di t-shirt e felpe con stampe mimetiche. In generale t-shirt e felpe con stampe grafiche vivide e intense figuranti colori forti e accesi sono state popolarissime nel 2014. Le stampe continueranno ad essere d’obbligo per qualsiasi guardaroba ma è probabile che vedremo colori meno accesi. Il 2015 vedrà l’abbigliamento maschile presentare più motivi a quadri (a scacchi) e motivi a righe (stripes).

I colori “alla moda” per il prossimo anno saranno una combinazione di due colori alla base di tutte le mode: il bianco e il nero. Li sentite i New Yorkesi che urlano di gioia? Per quanto riguarda i tessuti, ci si può aspettare di vedere tanto neoprene, dai pantaloni, ai pantaloncini, alle giacche. Il mesh sarà un altro tessuto in prima linea nel 2015 figurando un’ampia gamma di colori cangianti.

Felpe e maglioni cosiddetti “denim-like” spopoleranno sulle orme del prototipo della Diesel, il cui “Denim Effect Fleece Jacket” dà l’impressione di essere jeans al punto che la Diesel ha dovuto specificare sull’etichetta che il tessuto non è jeans.

Variazioni di tonalità di tessuti: non pagate per un prodotto difettoso

12 dicembre 2014 By Apparel Network

Quando componenti diverse dello stesso indumento sembrano avere un colore non del tutto omogeneo si è in presenza di un problema tecnico che contribuisce a rendere il prodotto difettoso. Questo difetto si chiama “shade variation defect”.Gli indumenti vengono creati cucendo diversi pezzi di tessuto, quindi quando vi è una variazione di tonalità nei diversi pezzi, il prodotto finale diventa praticamente invendibile. Per questo motivo i produttori d’indumenti prestano la massima attenzione ai diversi elementi del capo in modo da garantire l’uniformità di colore.

Le variazioni di tonalità e di intensità, tra diversi componenti o all’interno dello stesso componente, sono uno dei problemi più comuni nelle produzioni di abbigliamento. La variazione di tonalità può presentarsi da cimosa a cimosa, dalla cimosa fino al centro della larghezza del tessuto, o da bordo a bordo su un rotolo di tessuto. Qualsiasi tipo di variazione può comportare costi aggiuntivi al processo di produzione, perché’ la quantità di materiale impiegato per produrre ogni capo è superiore al previsto. Quando diversi lotti di tessuti vengono tinti, esiste sempre la possibilità che vi siano variazioni di tintura da un lotto all’altro se il processo di tintura non è controllato con cura. Per questi motivi le fabbriche di Apparel Network hanno procedure di controllo mirate ad eliminare il problema di variazione di tonalità sui singoli indumenti. Tessuti tinti procurati da terzi vengono ispezionati con attenzione e non esitiamo mai a mandare indietro lotti interi quando non sono uniformi.

Nel caso della produzione dei rulli di tessuto, prepariamo delle shade bands OK e segniamo e numeriamo ogni rotolo di tessuto. Per facilitare questo processo, ai nostri fornitori viene chiesto di fornire una cartella a libretto fornita di campioncini con i numeri di rotolo corrispondenti. Siccome manteniamo una comunicazione costante con i nostri clienti durante il processo di produzione, questi sono consapevoli e preparati a qualsiasi variazione (di tonalità) di anche piccole quantità, specialmente quando si è in presenza di ordini di grosso volume che richiedono la realizzazione dei rulli di tessuto in diversi partiti.

Mischiare/combinare lotti diversi (già tinti) sul tavolo da taglio può essere disastroso. Quando non si prendono tutte le precauzioni necessarie nel dipartimento taglio e sulle linee di cucitura, i lotti di tessuti possono essere mischiati troppo facilmente e portare alla presenza di tonalità diverse sull’indumento finito. Vale la pena notare che tessuti con finiture “speciali” richiedono attenzioni ancora più puntigliose. Le nostre fabbriche eseguono dettagliatamente le nostre istruzioni per evitare questi errori: i rotoli hanno sempre la parte esterna del tessuto rivolta all’interno del rotolo, e ogni pezzo viene contrassegnato in modo da indicare la fine di ogni bordo. Queste procedure eliminano qualsiasi variazione derivante dalla cucitura in direzioni diverse di pezzi finiti.

Le Tecniche di Stampa nella Produzione di Capi d’Abbigliamento

26 novembre 2014 By Apparel Network

E’ essenziale per uno stilista capire le varie tecniche e procedure usate nella stampa su tessuti. Queste conoscenze gli permetteranno di decidere quali tecniche sono le più adatte per i loro design. La stampa, in genere, viene effettuata dopo la tintura del tessuto. L’obiettivo è di realizzare la grafica creata dal designer nel dettaglio, mantenendo la definizione, nitidezza, e la varietà di colori. ITessuti stampati devono essere in grado di resistere a svariati lavaggi ed utilizzi dei capi; di conseguenza è importante che i pigmenti vengano applicati in maniera corretta permettendo alle tinte ed al tessuto di creare un legame (chimico) particolarmente forte.

Spesso i produttori di abbigliamento non prestano particolari attenzioni al processo di stampa nel corso della fase di campionatura e conseguentemente nelle fasi produttive. Inoltre i designer tendono a cercare di realizzare il prototipo usando metodi più economici. Quando però si sta cercando di ottenere un particolare tipo di look, è importante considerare quale opzione sia migliore per la produzione di massa tenendo conto dei costi di stampa e le tempistiche di completamento della produzione. Effettuare un ragionamento puntiglioso e dettagliato sulla fase di stampa prima di iniziare la produzione permette di ottenere un prodotto finale che rispecchia i valori del disegno originale.

Le tecniche di stampa regolarmente usate dai produttori di abbigliamento sono: serigrafia, stampa digitale, corrosione, block printing, e sublimatica. I fattori che possono influenzare la scelta della tecnica da adottare sono:

1. COSTI: Alcune tecniche di stampa sono più costose di altre. Designer e produttori dovrebbero decidere insieme quale tecnica impiegare per garantire che non venga compromessa la qualità del prodotto e ottenere il giusto equilibrio tra costo e tecnica di stampa.

2. QUANTITA’: Alcune tecniche sono più adatte a cicli di produzione più piccoli e non possono essere riprodotti su grossa scala. Per esempio, la stampa sublimaticapuò essere utilizzata per le piccole e medie quantità, mentre non è funzionale alla produzione su grossa scala.

3. TEMPI DI PRODUZIONE: I Produttori dovrebbero sempre fornire un’idea della tempistica di produzione, ma è importante chiedere in anticipo quale sarà l’impatto della procedura stampa sulla tempistica finale.

Quando riceviamo un ordine di produzione per un design particolare, prendiamo in considerazione diversi fattori per determinare quale tecnica di stampa possa essere la più adatta. Ogni tecnica ha i suoi pro e contro per la produzione.

Per saperne di più andate alla pagina sui nostri Servizi, il Processo di Produzione, oppure contattateci!

Le Origini di Street Wear e Urban Wear

18 novembre 2014 By Apparel Network

Le origini di Urban e Street wear possono essere ricondotte agli Stati Uniti tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. Entrambi nascono da movimenti culturali simili ma su coste opposte degli USA. L’Urban wear nasce a New York, sui ritmi della sempre più popolare musica hip hop, mentre lo Street wear trova le sue origini a Laguna Beach, California grazie alla cultura del surf (e più tardi quella dello skateboard).

Origins of Street Wear | Urban Wear | Custom Apparel

Photo courtesy boardcollector.com

Shawn Stussy è considerato il padre fondatore dello Street wear, e in questo ruolo si trova effettivamente senza rivali. Stussy è un artigiano delle tavole da surf a Laguna Beach. Negli anni ‘80 inizia a trasferire il suo logo dalle tavole da surf a t-shirt. I suoi design godono di un successo pressoché’ istantaneo presentando così a Stussy la possibilità di espandere il business dalla California al resto degli Stati Uniti, e poi al resto del mondo:

“Incontri con futuri trend setter in Giappone e in Italia saranno fondamentali nel consolidare lo “streetwear” come un fenomeno sia di moda sia di cultura internazionale.”

In seguito i popolarissimi video di vari skateboarder impegnati a mostrare le loro abilità hanno avuto l’effetto del tutto involontario, di funzionare come una specie di sfilata dello streetwear. Questo fenomeno assieme all’apertura del flagship store di Stussy a SoHo, popolare quartiere di New York, aiutano lo Street wear a diventare qualcosa di più di un semplice fenomeno subculturale, limitato nel suo scopo; lo Street wear arriva a influenzare l’intero mondo della moda. Quando Nigo, uno stilista e produttore di musica giapponese, fonda A Bathing Ape (conosciuto anche come BAPE) nel 1993 il movimento dello Street wear è già diventato molto influente sui trend e la cultura del millennio in arrivo.

Mentre Stussy stampava il suo logo sui T-Shirt in California, a New York la crescente popolarità del movimento Hip Hop stava mettendo le radici per ciò che sarebbe diventato il fenomeno conosciuto come Urban wear. Gli adolescenti che ascoltavano questa musica volevano, naturalmente, vestirsi come i loro artisti preferiti. Dacché’ l’incremento delle vendite di cappellini a falda larga e scarpe da corsa cui assistiamo può essere attribuito ad artisti come LL Cool J e RUN-DMC. Quando alla fine deglianni ’80, Salt N Pepa e Kurtis Blow diventano superstar, orecchini e massicce catene d’oro diventano accessori indispensabili dell’urban look.

Con l’ascesa di “Gangsta Rap”, urban wear cambia look. Da un look costruito e altamente stilizzato si passa a uno che rifletteva ciò che la gente indossava quotidianamente per le strade di NYC: pantaloni larghi, cappellini indossati di traverso, t-shirt o maglie della propria squadra (di svariati sport). Al contempo svariati artisti Hip Hop iniziano a vestirsi in maniera più elegante indossando abiti con giacche e gilet a doppio petto con tanto di scarpe eleganti. Questo stile versatile creò le premesse per permettere all’urban wear di piazzarsi al centro del mondo della moda nei primi anni 2000. Molti hanno contribuito a quest’ascesa, ma nessuno più di Sean Combs. Combs è s stato un trend setter all’interno e al di fuori della cultura Hip Hop, permettendo poi ai vari Phat Pharm di Russell Simmons e Rocawear di Jay-Z di affermare la permanenza dell’urban wear nel mondo della moda.